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domenica 27 ottobre 2013

Ben Spies ha detto basta, rescisso il contratto che lo legava a Ducati. Stop con le corse?

Il texano Ben Spies ha detto stop e a 29 anni, con diversi titoli AMA SBK ed un titolo Mondiale SBK nel suo palmares, quello del 2009 su Yamaha, si ritira dalle corse: troppi i problemi fisici per sperare in una completa guarigione in tempi brevi e in un rientro da top rider.
E così il texano e la Ducati si sono separati consensualmente, apparentemente senza particolari strascichi.
Dopo una breve apparizione in MotoGP con la Suzuki nel 2008 Ben arriva in pianta stabile nel Mondiale nel 2009, ma in SBK ed in sella alla Yamaha R1 ufficiale, dove al termine della stagione si laurea Campione del Mondo dopo una lotta serratissima con Haga e la Ducati.
Ed è proprio in quella strepitosa stagione 2009 che a Ben viene affibbiato il nomignolo di "cariola", non nel senso dispregiativo del termine ma per via di quel suo modo funambolico di guidare a gomiti larghi e schiena dritta, un pò alla Kevin Schwantz e alla Doug Polen.
La Yamaha, per tenerselo stretto, lo fa approdare in MotoGP affidandolo alle cure di Poncharal e così esordisce con le giallo-nere moto del team Tech3 nella stagione 2010, ottenendo sin da subito lusinghieri risultati ed un sesto posto finale.
Nel 2011 il passaggio nelle file del team ufficiale, con cui coglie la sua unica vittoria in MotoGP, in Olanda, arrivando quinto assoluto nella generale.
Il 2012 è un anno da dimenticare: Ben soffre il dualismo con il pupillo di casa Jorge Lorenzo, cade molto, anche non per colpa sua, e si fa spesso male: alla fine è solo decimo e saluta la Yamaha per accasarsi in Ducati a partire dal 2013, seppur nelle file dello junior team Pramac.
E da qui l'inizio del calvario: Ben partecipa alle sole prime due gare di Campionato e i continui problemi ad entrambe le spalle lo costringeranno a interventi chirurgici ad un lungo stop forzato, culminato con l'addio alle corse che già era nell'aria.
Resta di Ben la bellissima stagione in SBK che lo vide fregiarsi dell'alloro iridato in sella ad una Yamaha R1 che sapeva portare oltre il limite come pochi, mentre il passaggio in MotoGP fu per lui forse un passo forse troppo affrettato in cui l'ingerenza della mamma-manager Mary non ebbe risvolti positivi per la sua crescita di uomo e di pilota.
Foto copertina dedicata alla mitica "cariola" e alla sua Yamaha R1, Mondiali nel 2009.





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