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mercoledì 26 ottobre 2011

I dieci più grandi di sempre: quinto posto.

Lo avevamo preannunciato ed eccolo: Kenneth Leroy Roberts, o più semplicemente Kenny, ma anche il "marziano", o il "canarino" per via della sua Yamaha dalla livrea gialla, ma per tutti The King.
Californiano nativo di Modesto, classe 1951, Kenny avrebbe probabilmente fatto il contadino per tutta la vita se, casualmente, dodicenne non si fosse imbattuto nel "motorino" di un suo vicino di casa.
Da lì alle gare il passo è breve e nel 1972 corre già con la licenza Expert nel campionato AMA che prevede anche prove nella categoria flat-track dove eccelle per le sue doti di guida funamboliche che lo porteranno, primo tra tutti, ad affinare la tecnica di guida già di Saarinen ed a strisciare sull'asfalto il ginocchio interno alla curva, applicando sulla tuta delle primordiali "saponette" costruite con lattine di bibite o vecchie visiere fissate alla meglio con il nastro americano.
Kenny ha legato la sua carriera di pilota professionista alla Yamaha ed è con quella che, nel 1974, ha esordito nel Motomondiale nella classe 250, ad Assen, dove su una pista a lui del tutto sconosciuta giunge terzo.
Tornato in America, rientra poi in pianta stabile nel Mondiale nel 1978 sia nella classe 250 cc, quarto alla fine dell'anno con due vittorie e due secondi posti all'attivo, che nella classe 500, dove diventa Campione del Mondo all'esordio con quattro successi (Austria, Francia, Italia e Gran Bretagna) e tre secondi posti, sbaragliando una incredula ma fortissima concorrenza fatta di piloti come Sheene, Hennen, Ferrari, Lucchinelli, VanDulmen, Hartog e via dicendo.
Si ripete anche nel 1979 (cinque vittorie)  e nel 1980 con sole tre vittorie ma quall'anno il Campionato si disputa su sole dieci prove.
All'inizio della stagione 1981 Kenny sembra imbattibile ma, a causa della scarsa competitività della sua Yamaha ufficiale, lascia il campo a Lucchinelli e a Mamola entrambi su Suzuki, giungendo terzo.
Anche nel 1982, malgrado un ottimo inizio, paga  la scarsa affidabilità della moto, e qualche caduta di troppo lo relega al quarto posto finale, preceduto in graduatoria dall'astro nascente Freddie Spencer.
Il 1983 potrebbe essere l'anno del rilancio: Kenny è in forza al Team Yamaha Marlboro gestito da Agostini e ha come compagno di squadra Eddie Lawson, ma deve fare i conti con Spencer che alla fine, malgrado le sei vittorie di Roberts, lo precede di soli due punti nella classifica iridata, 144 contro 142.
Roberts, solo trentaduenne, decide così di ritirarsi dal Mondiale, non senza però avere vinto nel 1984 sia la 200 Miglia di Daytona che quella di Imola.
E' stato poi team manager e costruttore con alterne fortune, sempre nel tentativo di opporsi allo strapotere politico ed economico dei colossi giapponesi.
Come pilota è stato un vero e proprio "scienziato" e precursore di stili di guida, un vero perfezionista amante della messa a punto  capace di innovare il modo di condurre le curve, portando verso l'interno della curva il corpo così come faceva Jarno, ma usando il ginocchio come perno per girare più velocemente possibile, sfruttando così al meglio la spalla interna delle gomme a raggiungendo angoli di piega fino ad allora mai visti.
RD

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