Per il resto ci pensano il suo n. 7, il suo preferito nonché quello dei suoi due titoli iridati conquistati con la Suzuki nella Premier Class nel 1976 e nel 1977, e il suo Paperino dipinto sul casco nei classici colori nero e oro.
Nativo di Londra, classe 1950, inizia giovanissimo con le moto, aiutato dal padre Frank che è un meccanico professionista.
Nel 1971, su Suzuki, è secondo nel mondiale classe 125, vincendo tre GP (Belgio, Svezia e Finlandia sul difficile stradale di Imatra).
Nel 1974 passa in pianta stabile nel mondiale della classe 500, ma già dal 1973 aveva preso parte, con la Suzuki, alla nascente Coppa FIM cl. 750 cc, guidando la difficile e scorbutica Suzuki TR con cui, nel 1975, cadrà rovinosamente a Daytona fratturandosi pesantemente entrambe le gambe, caduta peraltro avvenuta non per sua colpa ma a causa di un pneumatico difettoso, andato letteralmente in pezzi sul banking, dove Barry stava tirando a quasi 300 Kmh.
A lui la Suzuki deve lo sviluppo della RG500, con cui la casa di Hamamatsu conquista la prima vittoria iridata nella classe regina, ad Assen, nel 1975.
Il 1976 è l'anno buono e Barry, complici una buona moto ed un buon team, vince il mondiale classe 500, il più ambito, imponendosi in quattro GP, tra cui il GP d'Italia.
Il 1977 è l'anno della riconferma, ed è nuovamente titolo iridato con sei GP vinti.
Dal 1978 in poi però la musica cambia perchè, se da una parte la Suzuki è sempre una ottima macchina, e lo dimostrano anche i risultati ottenuti in quegli anni dai piloti del team di Roberto Gallina, dall'altra si deve fare i conti con un certo Kenny Roberts, un "marziano" arrivato dalla California per diventare il Re incontrastato della mezzzo litro.
Sheene fa quello che può, è secondo nel 1978 e terzo nel 1979, ma dal 1980 in poi passa alla Yamaha con un team "privato" che gode però della spponsorizzazione del colosso giapponese Akai, leader del settore audio-video.
Ma le cose non vanno affatto bene dato che la TZ500 versione clienti non è competitiva e inoltre, a seguito di una brutta caduta al Paul Ricard, Barry subisce gravi ferite ad una mano comportano l'amputazione di un dito.
L'unica vittoria del trienno Yamaha è del 1981, in Svezia, dove arriva quarto in campionato, così come nel 1982, anno in cui però subisce l'ennesimo gravissimo infortunio alle gambe nel corso delle prove del GP di Silverstone, rischiando la paralisi.
Ristabilitosi quasi miracolosamente rientra con la Suzuki gestita dal team inglese di Paul Harris, con cui corre le sue ultime due stagioni, 1983 e 1984, cogliendo un terzo posto in Sud Africa nel 1984, ultimo podio della sua carriera.
Di lui ci rimangono il suo stile di vita un pò scanzonato e bohemien, sempre pronto a fare bisboccia - memorabili le sue baldorie con Lucchinelli - e a scherzare con tutti, la bellissima moglie Stephanie, ex modella, ma anche le sue prese di posizione contro le piste giudicate pericolose per l'incolumità dei piloti, primo fra tutti il TT dell'Isola di Man, da lui sempre fortemente boicottato non senza polemiche da parte della stampa inglese.
Muore per un male incurabile nel 2003, lasciando un grande vuoto tra tutti gli appassionati e gli sportivi che ebbero modo di vedere le sue gesta in pista (tra cui chi vi scrive).
I suoi numeri dicono 102 GP disputati con 23 vittorie e 52 podi, oltre a 19 pole position.
RD
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