Sbollite le acque di tutte le querelle Rossi – Ducati – Yamaha, siglati ormai definitivamente i contratti per la prossima stagione sportiva, con Vale che torna alla corte della Yamaha e con Dovi che approda a Borgo Panigale acquisendo, finalmente, il tanto agognato e meritato status di pilota ufficiale, voglio mettere nero su bianco il mio pensiero a riguardo della scelta fatta dal forlivese.
Lo spunto mi è arrivato dall’intervista di Enrico Borghi apparsa sull’ultimo numero di Moto Sprint.
Andrea, ad oggi quarto nella classifica iridata e primo dei piloti di moto “clienti”, è di sicuro un top rider della premier class, uno che conosce a fondo la moto da competizione e che ne sa gestire i tanti cavalli, pilota in grado di saggiarne meccanica e ciclistica e di fornire ai tecnici ed agli ingegneri indicazioni sempre utilissime e fondamentali per portare avanti il lavoro di sviluppo di un veicolo così complesso come le attuali MotoGp: la HRC ne sa qualcosa in proposito, ma anche la Yamaha Tech3 è cresciuta enormemente nel corso di questa stagione grazie alle “cure” del romagnolo.
A Dovizioso, una volta bloccato il posto sulla sella della M1 ufficiale dal pluricampione mondiale di Tavullia, rimanevano poche opzioni: o rimanere sulla M1 “satellite” della squadra francese, dove peraltro si trova in modo soddisfacente, o di tornare alla guida di una Honda clienti, verosimilmente quella di Gresini, o di fare il grande salto sulla rossa bolognese, diventando così pilota ufficiale con annessi e connessi.
A Bologna Andrea troverà un gruppo di lavoro già collaudato ma desideroso di rifarsi dopo gli insuccessi degli ultimi due anni, ed inoltre godrà dell’appoggio diretto del nuovo padrone di Casa Ducati, ovvero Audi, che metterà a disposizione del sodalizio emiliano parte del suo know-how acquisito nelle competizioni automobilistiche di alto livello.
Oltre ovviamente ad un budget di assoluto rilievo.
Questo consentirà al Reparto Corse della Casa bolognese di poter operare a 360° senza troppi limiti di spesa, o comunque di poter esplorare nuove vie progettuali per poter fornire ai suoi piloti mezzi competitivi: si pensi ad esempio allo sforzo enorme compiuto dalla Honda per costruire nuovi telai versione 2013 già nel corso di questa stagione, al fine di eliminare il chettering che sia Pedrosa, ma soprattutto Stoner, hanno lamentano ad inizio anno, sforzo che sembra essere stato ricambiato dalle attuali prestazioni raggiunte dallo spagnolo.
Quindi Andrea, se debitamente ascoltato dai tecnici e dai progettisti, potrà contribuire fattivamente alla nascita, alla crescita ed allo sviluppo della nuova D16, soprattutto nell’ottica di adeguamento della ciclistica alle rigidissime coperture Bridgestone, che quest’anno pare stiano facendo così penare Rossi e C.
Sarà quindi necessaria una forte interazione tra il pilota ed il gruppo di ingegneri che seguirà il progetto della nuova moto, proprio per evitare di arrivare poi ad avere, nel corso della prossima stagione, una marea di dati di difficile valutazione, e di effettuare pericolosi quanto infruttuosi cambi di rotta a Campionato già iniziato così come accaduto nel corso degli ultimi due anni, dove la moto è stata più e più volte stravolta, ma senza apprezzabili miglioramenti.
Se si stabilirà una buona intesa tra il gruppo di progetto ed il pilota, vista la serietà e la dedizione di Andrea verso il lavoro di sviluppo e di collaudo del veicolo, il nuovo sodalizio regalerà sicure soddisfazioni agli sportivi, magari non a breve termine, ma a medio e lungo termine sì.
Infatti quello che il management della Casa dovrà ben guardarsi di fare sarà il caricare di troppe pressioni e responsabilità il forlivese, e lasciargli il tempo necessario per portare avanti in tutta serenità il lavoro di sviluppo, soprattutto evitando inutili, quanto, dannosi, paragoni con piloti del passato.
RD
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