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venerdì 14 dicembre 2012

Bianchi, Lega e la Romagna “de mutor”.



Bianchi, classe 1952, inizia a correre giovanissimo nella cl. 50 e con le “zanzare” fa le sue prime esperienze sul suolo nazionale, correndo anche con grandi risultati nell’allora seguitissimo Campionato della Montagna, che fa suo per ben tre volte. L’esordio nel Mondiale velocità è del 1973 nella classe 125: i primi due anni, anche se avari di risultati, lo mettono comunque in luce, e così nel 1975 arriva la chiamata di Morbidelli, e con essa il secondo posto nel Mondiale, ma è nel biennio 1976 – 1977 che il riminese centra il bis iridato con una serie impressionante di vittorie: sei vittorie nel ’76 e ben sette l’anno successivo. Sull’onda di questi trionfi Bianchi lascia la Morbidelli per accasarsi con la Minarelli insieme al matador Angel Nieto, vero fuoriclasse delle piccole cilindrate in quegli anni. La convivenza tra i due non è facile e così, complice anche un infortunio, l’esperienza in casa Minarelli non è del tutto fortunata: dopo le quattro vittorie ed il terzo posto finale nel 1978, nel 1979 arriva solo una vittoria, in Svezia. Lasciata la Minarelli e con essa lo status di pilota ufficiale, nel 1980 Bianchi corre con la MBA e con la piccola casa marchigiana riconquista l’alloro iridato, il terzo e ultimo della sua carriera, al termine di una stagione che lo vede primeggiare due volte. Nel 1982 e nel 1983 Bianchi corre con l’artigianale Sanvenero e, pur se le premesse sono buone, i risultati rimangono sotto le aspettative perché il riminese non riuscirà a portare alla vittoria la zebrata moto marchigiana, pur ottenendo con essa lusinghieri risultati nel 1982. Nel 1985, dopo che nel 1984 corre nella classe 80 cc con la Casal, con cui arriva terzo nel Mondiale con due vittorie all’attivo, Bianchi torna in sella alla sua “amata” MBA 125 , arrivando secondo nel Mondiale con tre vittorie nel carniere. L’ultima vittoria iridata è del 1986, nella classe 80; chiude la carriera nel 1988 con la Cagiva 125, da lui sviluppata e portata in gara.
Lega, lughese, classe 1949, rappresenta un caso più unico che raro nel panorama motociclistico internazionale dato che, pur correndo nel Campionato del Mondo, e ovviamente nell’Italiano, dal 1972 al 1979, non ha mai abbandonato la sua vera professione, che era quello di tecnico della SIP. Mario, dopo la trafila, peraltro conclusasi con ottimi risultati nelle categorie juniores, debutta nel Mondiale nel 1972 nella classe a lui più cara, la 250, che a quel tempo vedeva la quasi totalità dei conduttori schierarsi al via con delle Yamaha. Nel biennio 1973 – 1974 corre sia l’Italiano che il Mondiale nelle classi 250 e 350 cc, sulle Yamaha della Scuderia Diemme di Lugo di Romagna, con la quale riesce a laurearsi Campione Italiano nella classe 350. Il 1975 ed il 1976 sono due stagioni avare di risultati per Mario, vuoi a causa di alcune cadute, vuoi per la mancanza di un mezzo competitivo, ma la riscossa avviene nel 1977 quando, a stagione già iniziata, viene chiamato a guidare la Morbidelli 250 cc ufficiale al posto di Pileri e, dopo tre buoni piazzamenti in Italia, Francia e Spagna, arriva la vittoria sul terribile stradale di Abbazia, la sua unica nel Mondiale, ma prestigiosissima perché, a fronte di una ottima costanza di piazzamenti da lì alla fine della stagione, gli consentirà di diventare Campione del Mondo della quarto di litro, facendo poi il paio con il titolo nazionale nella 350. Nel 1978 Lega, malgrado i buoni auspici, non riesce a riconfermarsi ai vertici della quarto di litro, arrivando settimo a fine stagione in quella che ormai è una classe dominata dalle verdi moto di Akashi, che per alcuni anni detteranno legge nelle due classi intermedie del Mondiale, con piloti come Ballington, Hasnford e Mang.  Nel 1979, dopo alcune gare corse anche nell’Europeo Endurance con la Ducati, si ritira dalle corse.
Pier Palo Bianchi e Mario Lega, romagnoli della terra “de mutor”, due Campioni che hanno saputo scrivere pagine importanti della storia dello sport motoristico nazionale.
   
  

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