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lunedì 14 luglio 2014

Signor Dorna, ridacci il nostro caro, vecchio e amato Motomondiale.



Faccio subito una premessa: io sono uno di quegli appassionati all’antica, che ama ancora andare a vedere le gare di moto in moto, a cui piace ancora girare per il paddok a vedere tecnici e meccanici in azione, e che preferisce vedere le corse dal vivo, magari dall’alto di una bella collinetta, o di una tribunetta con vista, che ne so, sulle Biondetti del Mugello, o sulla Variante Bassa di Imola piuttosto che sul Carro di Misano.
Mi piaciono i circuiti “di una volta”: mi piace il Mugello con i suoi su e giù naturali, mi piace tremendamente Imola, mi piace Brno, mi piace Monza anche se ormai del tutto anacronistica, ma non mi piace per nulla il “nuovo” Santa Monica che è stato del tutto snaturato con l’inversione del senso di marcia e con il suo innaturale allungamento.
Odio le piste salotto, o stadio che dir si voglia, di ultima generazione, perchè secondo me il motociclismo dal vivo è ancora legato strettamente al tracciato; della serie: io preferisco la Tosa perchè mi piace la staccata e l’accelerazione in salita, oppure mi piazzo alla Rivazza perchè godo a vedere la discesa e la doppia curva che precede il rettilineo.
Ma soprattutto non sopporto il format che il Sig. Carmelo ci ha propinato da oltre un decennio, prima con la “brutale” soppressione delle amate cinquecento due tempi, e poi con l’altrettanto devastante abolizione delle centoventicinque e delle duemmezzo, con quest’ultima classe addirittura sostituita da un surrogato simil-produzione senza fascino alcuno, senza memoria storica, senza possibilità di dar sfogo al lavoro di tecnici e preparatori.
Perchè se da una parte le piccole Moto3, in fin dei conti, riprendono in chiave moderna e tecnologica il concetto delle vecchie duecentocinquanta monocilindriche quattro tempi che tanto hanno dato negli anni ’50 al nostro motociclismo nazionale, le Moto2 non sanno proprio di nulla e sono ben lontane dall’aurea che ancora permea la mitica classe di mezzo, quella che ha consegnato allori a gente come Ambrosini, Lorenzetti, Provini, Ubbiali, Hailwood, Phil Reed, Villa, per non parlare dei più vicini a noi Spencer, Cadalora, Biaggi, Rossi e Capirossi.
Tutti si ricorderanno la mitica doppietta di Spencer nel 1985: Freddie scendeva dalla duemmezzo, spesso dopo avere vinto, e prendeva dalle mani di Kanemoto la NSR500 già bella calda e pronta per la gara successiva, che all’epoca partiva immediatamente dopo dato che si era ben lontani dalle tiritere televisive di oggi.
E i duelli tra Cadalora e i tedeschi Bradl e Roth? La gente impazziva. E aggiungo anche la prima e storica vittoria di Reggiani con l’Aprilia nel 1987 al vecchio Santa Monica di Misano.
Per non parlare poi dell’epopea del trio Biaggi – Rossi – Capirossi: sei mondiali in tre negli anni novanta, in quella che all’epoca era la classe forse più seguita dagli appassionati.
Ma le epiche battaglie legate alla stiorica 250 cc sono innumerevoli, e ci vorrebbero libri per raccontarle.
Sfido invece a ricordare, tra qualche anno, a chi è andato il primo titolo della Moto2, perché l’alloro del pur buon Toni Elias di certo non passerà alla storia.
La sostituzione delle care e vecchie 500 due tempi prima con le mille quattro tempi, seguite poi dalle ottocento a loro volta sostituite di nuovo con le mille, è un abominio vero e proprio.
Cinquant’anni di storia della premier class spazzati via come se nulla fosse, con la balla che le due tempi inquinavano e le quattro tempi no, che le cinquecento erano “spacca ossa” mentre le mille erano più dolci e facili da guidare, e soprattutto che dal punto di vista commerciale le mille prototipo riprendevano la cilindrata delle sportive più vendute, e quindi avrebbero catalizzato più interesse.
Risultato? Costi decuplicati e moto infarcite di elettronica, due ragazzi morti in dieci anni, meccanici che non smontano nemmeno più i motori, griglie di partenza talmente sottili da doversi inventare sub-categorie assurde come le CRT, le Open e balle varie, e moto sportive mille che non si vendono più nemmeno fossero gratis.
Ma siamo sicuri che delle mezzo litro due tempi con iniezione elettronica non avrebbero consentito un maggiore calmieramento dei costi? Io dico di si.
Quindi caro Sig. Dorna, ci ridia la nostra storia, ci ridia la nostra passione, e soprattutto la smetta di fare i conti senza l’oste perchè se, come possibile, quelle tre uniche Case costruttrici che si sono prese la briga di seguirla nei suoi assurdi regolamenti la mollano per strada, il “giochino” da lei inventato se lo ritrova a fare da solo.
Ieri in quel del Sachsenring si è vista l’ennesima scena da “comiche”, frutto di un regolamento malsano che permette ai meccanici non di sostituire le gomme se sbagliate, così come accade in tutti gli sport del motore, ma ai piloti di saltare al volo da una moto all’altra, bella pronta e gommata ad oc.
E allora tutti i così detti "big" a partire dalla pit lane in fila indiana come per andare a prendere il panino del McDonald, mentre i duri e puri che hanno optato per la gomma slick, anche se con asfalto ancora bagnato, a prendersi quei pochi minuti di gloria che le telecamere hanno loro regalato.
No, tutto questo non mi piace per niente.
Io da parte mia mi accontento del motociclismo “pane e salame” che ancora mi dà un pò di soddisfazione, e lascio ad altri il motociclismo “usa e getta” di Don Carmelo, sperando sempre che qualcosa cambi e che magari si ritorni ai cari vecchi tempi....
RD

 

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